Romano Prodi
Romano Prodi
Our shared Sea has been rocked by many waves of challenges on different fronts, including political, social and economic crises, yet it has shown a degree of resilience. Now is the time to look at this legacy with fresh eyes and try and envisage how the Mediterranean will be in 25 years’ time and what this will entail for the European Union.
A concurrent climate and health crises could pose too much strain for a region which has endured years of financial crisis, record youth unemployment and rising environmental degradation, unless we collectively decide to act concretely.
As a result of the work carried out by the Scientific Network of Mediterranean Experts on Climate and Environmental Change (MedECC), we know that the Mediterranean region is warming 20% faster than the global region, with the serious risk of reaching 2.2° regional temperature increase by 2040 if current trends continue. What risks this could entail for our region are a topic for discussion, but we can see clearly how this could hamper regional economic growth and diminish resilience, posing threats to our shared security and impacting the deep roots of migration. As climate and environment do not recognize political borders, any transition to a Green Deal must involve a suitable Mediterranean dimension.
At the same time, we must not forget that over 60% of the MENA population is under the age of 30, making it one of the youngest regions in the world and also one with the highest and most concerning unemployment rates. Focusing on building a positive agenda for this area entails placing youths and women at the centre of all politics and engaging young people as full partners. We welcome therefore that the UfM has since long-time placed youths at the heart of its actions, notably through the Mediterranean Initiative for Jobs. Nevertheless, we are acutely aware that much more should be done to support youths and women in the Mediterranean, and all development efforts should strongly take such consideration into account, in order to avoid a wasted generation on both rims of our sea.
A clear means for achieving both sustainability and economic opportunities for our youths is education at all levels. If we want to achieve a generation of Mediterranean graduates driving sustainable economic growth, we particularly need to invest in the mobility of students, researchers and teachers, and on the deployment of employable skills across our countries. Efforts are underway and must be supported and upscaled.
This sudden health crisis is bringing back into the limelight the importance of advancing science and diplomacy, be it in the health sector or in key challenges to the sustainable development of the region, such as its agri-food systems, climate change, and its “blue” economy. The Partnership for Research and Innovation in the Mediterranean (PRIMA) is a good example of this potential, putting 500 million euros in innovative research at the service of resilient food and water systems.
During these exceptional times, accelerating epochal changes, swift and decisive action should be accompanied by appropriate resources in order to be fully effective. We call on appropriate financing mechanisms being put in place or strengthened for the implementation of green and sustainable initiatives that may move the Mediterranean in the right direction.
Fields offering attractive economic, environmental and social returns on this regard. Whether it be on renewable energy, sustainable transport or circular economy, the Mediterranean has all the potential to overcome our shared challenges and change them into better opportunities for the next 25 years. This would be the best way to carry forward the spirit of the Barcelona Process, by entrusting it to a new generation of Mediterranean citizens.
Original version: 25 anni di obiettivi condivisi per unire entrambe le sponde del Mediterraneo
In questo articolo, scritto in occasione del 25° anniversario della Convenzione di Barcellona, Romano Prodi illustra come la cooperazione regionale, la solidarietà e l’istruzione, soprattutto nel bacino euro-mediterraneo, siano fattori chiave per la ripresa.
Quest’anno segna il venticinquesimo anniversario dell’incontro, tenutosi a Barcellona, durante il quale i leader del nord e del sud del Mediterraneo hanno avviato un Processo basato sul dialogo, sulla pace e sulla prosperità comune. Poggiando su questo fondamento, nel 2004 la Commissione Europea ha varato la Politica Europea di Vicinato, con l’obiettivo di creare un “anello di amicizie” tutto attorno all’Europa e nel 2008 è stata fondata l’Unione per il Mediterraneo (UpM).
Il nostro mare comune è stato scosso da forti ondate di sfide su diversi fronti – comprese le crisi politiche, sociali ed economiche – mostrando tuttavia un certo grado di resilienza. Ora è il momento di guardare a questa eredità con occhi nuovi e provare a immaginare come sarà il Mediterraneo tra 25 anni e cosa comporterà per l’Unione Europea.
L’attuale emergenza climatica, in concomitanza con quella sanitaria, potrebbe mettere a dura prova una regione che ha resistito ad anni di crisi finanziarie, al record di disoccupazione giovanile e al crescente degrado ambientale, a meno che non decidiamo collettivamente di agire in modo concreto.
Dal lavoro svolto dalla rete scientifica di esperti del Mediterraneo sui cambiamenti climatici e ambientali (MedECC) sappiamo che la regione mediterranea si sta riscaldando del 20% più velocemente rispetto al resto del pianeta, con il grave rischio di raggiungere un aumento della temperatura locale pari a +2,2°C entro il 2040, se le attuali tendenze si manterranno stabili. Le ricadute negative di tale incremento per la nostra regione sono ancora in fase di discussione, ma possiamo facilmente intuire come ciò potrebbe ostacolare la crescita economica e diminuire la resilienza regionale, ponendo minacce alla nostra sicurezza condivisa e influenzando le radici profonde della migrazione. Poiché il clima e l’ambiente non conoscono confini politici, qualsiasi transizione verso un Green Deal deve necessariamente comportare un’adeguata dimensione mediterranea.
Allo stesso tempo, non dobbiamo dimenticare che oltre il 60% della popolazione del Medio Oriente e Nord Africa (MENA) ha meno di 30 anni, il che la rende una delle regioni più giovani del mondo, nonché con i tassi di disoccupazione più alti e preoccupanti. Concentrarsi sulla costruzione di un piano d’azione per questa area geografica implica mettere i giovani e le donne al centro di tutte le azioni politiche, coinvolgendo i giovani stessi come partner a pieno titolo. Ci rallegriamo, quindi, del fatto che l’UpM abbia da tempo posto i giovani al centro delle sue azioni, in particolare attraverso l’Iniziativa Mediterraneo per l’Occupazione. Tuttavia, siamo profondamente consapevoli che si dovrebbe fare molto di più per sostenere i giovani e le donne nel bacino e che tutti gli sforzi di sviluppo dovrebbero tendere verso tale obiettivo, al fine di evitare che su entrambe le sponde del nostro mare si disperdano le potenzialità di intera generazione.
Un chiaro mezzo per favorire sia la sostenibilità ambientale, sia maggiori opportunità economiche per i nostri giovani è l’istruzione, a tutti i livelli. Se desideriamo una generazione di “laureati mediterranei” alla guida di una crescita economica sostenibile, dobbiamo investire nella mobilità di studenti, ricercatori e insegnanti e nella diffusione tra i nostri paesi di competenze professionali tali da garantire l’occupazione. Gli sforzi per ottenere ciò sono già stati intrapresi, ma devono essere supportati e potenziati.
Questa improvvisa emergenza sanitaria sta riportando in luce l’importanza di far progredire la scienza e la diplomazia tanto nel settore sanitario, quanto nelle sfide necessarie per lo sviluppo sostenibile della regione, come i sistemi agroalimentari, il cambiamento climatico e la “blue economy”. Il Partenariato per la Ricerca e l’Innovazione nel Mediterraneo (PRIMA) è un buon esempio di questo potenziale, dato il suo investimento di 500 milioni di euro nella ricerca innovativa al servizio di sistemi alimentari e idrici resilienti.
In questi tempi di eccezionali, in questa accelerazione dei cambiamenti epocali, è necessaria un’azione rapida e decisiva, supportata da risorse in grado di renderla pienamente efficace. Chiediamo, dunque, l’istituzione o il rafforzamento di adeguati meccanismi di finanziamento per l’attuazione di iniziative “green” e sostenibili che possano indirizzare il Mediterraneo verso la giusta direzione.
Chiediamo iniziative focalizzate su ambiti con interessanti ritorni economici, ambientali e sociali. Che si tratti di energie rinnovabili, trasporti sostenibili o economia circolare, il bacino mediterraneo ha tutto il potenziale per superare queste sfide comuni e trasformarle in opportunità per i prossimi 25 anni. Questo sarebbe il modo migliore per portare avanti lo spirito del Processo di Barcellona, affidandolo a una nuova generazione di cittadini mediterranei.